14 nov 2011 | 2 min di lettura
È di pochi giorni fa la richiesta di informazioni rivolta alle imprese assicurative dall'Eiopa, l'Authority europea sulle assicurazioni e le pensioni, per conoscere l'ammontare e le caratteristiche dei portafogli assicurativi in modo da accertare la presenza in essi di Titoli di Stato. Quanti e di quale provenienza, in sostanza, vuole sapere l'Authority, perché a questo punto della crisi è necessario fare una ricognizione seria sui bond governativi nelle mani delle compagnie del Vecchio Continente. Solo in Italia, le assicurazioni detengono investimenti in bond della Repubblica per oltre 150 miliardi di euro. L'iniziativa di Eiopa intende aggiornare il quadro del comparto alla luce dei recenti stress test, ma intende anche comprendere a fini di vigilanza quali siano le regole che, non armonizzate a livello continentale, ogni Paese adotta per contabilizzare quel tipo di asset.
La cosa certa è che nel settore assicurativo non sembrano essere in arrivo regole uguali a quelle realizzate per il settore bancario che hanno obbligato i 70 istituti di credito continentali più grandi a calcolare ratios prudenziali e a valutare i portafogli di titoli pubblici rapportandoli al fair value. Nel caso delle assicurazioni, i regulator hanno intrapreso un cammino diverso: di recente, da noi l'Isvap, con un provvedimento ha consentito alle compagnie, di sterilizzare parzialmente le minusvalenze da titoli di Stato nel calcolo dei ratios di vigilanza, una misura che è stata introdotta in altri paesi in maniera più o meno analoga.
L'asimmetria regolamentare tra banche e assicurazioni si spiega pensando alla diversità dei due business. Nelle compagnie di assicurazione, nel ramo vita, le perdite sui titoli vengono spartite (parzialmente) con gli assicurati se non viene intaccato il tasso tecnico che è garantito sulle polizze. Quel tipo di obbligazioni poi vanno a copertura di altre polizze a lungo termine, polizze che spesso hanno durata pluridecennale. In questo modo quei bond recupereranno il valore prima della scadenza indipendentemente dalla caduta dei prezzi (a meno che lo stato emittente non vada in default). In pratica, soltanto se si presentano massicci riscatti anticipati delle polizze l'assicuratore sarebbe costretto a dismettere gli investimenti liquidando ai clienti le posizioni e cristallizzando le perdite. Un'eventualità, spiega Giancarlo Giannini, presidente di Isvap, che in questo momento non si sta verificando. Tutto questo discorso non vale per le banche, nel cui business è implicito un mix tra attivi e passivi che derivano dalla raccolta a breve termine, quella dei depositi, e degli asset a medio e lungo termine, quella di crediti e titoli.
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