Il flop della scatola nera in Italia
20 ott 2021 | 3 min di lettura
L'Italia è il paese leader nel mondo per la presenza nelle auto delle scatole nere. Questo primato, che ha avuto riflessi anche sulle tariffe Rc auto, secondo gli esperti ha raggiunto il picco massimo e adesso la scatola nera rischia di essere messa da parte a favore dei nuovi dispositivi adas.
In 7 anni, la scatola nera ha fallito
La diffusione della scatola nera in Italia, dicevamo, sembra aver raggiunto il suo massimo. Basta guardare l'evoluzione del tasso di penetrazione, passato dal 12% del 2014 al 23% tra il 2019 e il 2020 per poi scendere al 20%.
Lo strumento è superato, dicono gli esperti, anche se ha solo sette anni di vita. Ad accorciarne la vita ci stanno pensando gli adas, i sistemi avanzati di assistenza alla guida, utilizzati ormai da quasi tutte le auto per gestire la comunicazione dei sistemi di bordo: sistemi che, ad esempio, consentono di rilevare i guasti e che raccolgono tutti i dati dell'auto, sono accessibili solo dalla casa madre e sono di proprietà del titolare del veicolo.
La resistenza del mondo auto
A questo punto, per rendere più efficace il mondo dell'Rc auto, la soluzione ideale sarebbe obbligare le case automobilistiche a consentire l'accesso a quei dati alle compagnie assicurative, in modo da rendere misurabile il livello di rischio. Ma il mondo auto non ne vuole sapere: il rischio è che gli stessi produttori chiedano la cessione dei dati ai clienti direttamente nel contratto di vendita. Questo darebbe loro la possibilità di sviluppare in proprio il business assicurativo o di cedere i dati a terzi.
Regolamentazione, al momento, non ce n'è
Eppure bisognerà prendere qualche iniziativa visto che, sempre secondo gli esperti, il sistema del bonus-malus, così come l'Rc auto familiare, hanno dimostrato di non funzionare: hanno avuto un unico effetto, quello di rendere ancora più costoso l'Rc auto o moto per un giovane patentato.
Proprio il rincaro dell'Rc auto ha favorito, per un certo periodo, l'installazione della scatola nera: almeno si poteva ottenere un risparmio sul premio pagato. Il fatto è che, in Italia, questa convenienza si è materializzata sostanzialmente solo nelle città dove la frequenza degli incidenti è molto alta e dove, di conseguenza, è alto anche il costo della polizza: città come Napoli dove il rincaro dell'Rc auto è del 54,2% e la polizza costa 559 euro, o Prato (23,5% e 514 euro) o ancora Caserta (65,9% e 490 euro).
Scatola nera troppo alti i costi
Il flop di portabilità e interoperabilità della scatola nera, in sostanza, ha una colpa: i costi troppo alti. Nei mesi scorsi, il ministero delle Infrastrutture ha proposto due decreti per fissare nuovi standard per le scatole nere e abbassare i costi: i decreti riguardavano gli standard tecnologici e l'interoperabilità e portabilità dei dati.
Cosa sarebbe cambiato? Sarebbe cambiato che, mentre oggi, la scatola nera è fornita dalla compagnia assicurativa con standard scelti dalla stessa compagnia (incompatibili con quelli di qualsiasi altra compagnia), sarebbero stati fissati criteri omogenei per consentire il passaggio da un'assicurazione all'altra senza dover poi disinstallare e reinstallare la black box con i relativi costi aggiuntivi.
Ancora un nulla di fatto
L'iniziativa, però, non ha avuto seguito. Perché? Perché introdurre sul mercato questi standard, invece che ridurre i costi di una scatola nera li avrebbe aumentati: addirittura, secondo le stime, avrebbe determinato un rincaro da 79 euro a 150-200 euro, finendo per azzerare i vantaggi legati agli sconti sul premio applicato a chi adotta la scatola nera.
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