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Autostrade, scattano i controlli sui pedaggi

14 ago 2019 | 4 min di lettura

autostrade scattano i controlli sui pedaggi

In Liguria c'è un'allerta che spaventa più del meteo, che terrorizza più dell'rc auto. Il panico è scattato pochi giorni fa, quando i pannelli della rete autostradale hanno cominciato a mostrare la scritta: sono attivi i controlli per mancato pagamento pedaggio. L'agratis, a Genova, è parecchio gradito, si sa, fin dai tempi della Repubblica marinara. In questo caso, però, si esagera.

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Liguria, 630 passaggi senza biglietto ogni mese. Secondo i dati della Polizia stradale, infatti, la Liguria è diventata terra di furbetti del pedaggio: 200 passaggi a sbafo al mese solo a Genova, 630 in tutta la Regione, almeno stando alle contravvenzioni “per mancato pagamento”. Più in dettaglio, in base ai dati ufficiali del compartimento Polizia Stradale della Liguria, dal 2017 a oggi sono state presentate 163 denunce/querele deferite all'Autorità Giudiziaria con 103 soggetti identificati e 59 veicoli sequestrati. In tutto sono stati recuperati circa 200.000 euro di pedaggi non corrisposti (il 52,7% di questa somma è destinata allo Stato) mentre sono state elevate circa 17.000 sanzioni amministrative per un totale di 1.445.000 euro.

La black list di Polstrada e Società autostrade. Adesso la lotta all'evasione si fa dura. Un'intesa tra Polstrada e Società Autostrade ha portato al Tur, acronimo per Transito Utenti Recidivi: una black list con tremila targhe tra camion e auto creata apposta per inchiodare quelli che non pagano reiteratamente il ticket. Quando un mezzo presente nella lista arriva al casello, le telecamere riconoscono la targa, la sbarra non si alza e la polizia interviene. La buona notizia è che l'inserimento nella lista nera di Autostrade non scatta immediatamente, ma dopo almeno venti violazioni. La brutta è che, se ti pescano, le conseguenze sono pesanti: a seconda del metodo di evasione del pedaggio, c'è il sequestro del veicolo e la denuncia penale per insolvenza fraudolenta o per truffa.

I furbetti che si accodano al telepass. Gli agenti della Polstrada ligure hanno passato mesi censire i mezzucci usati dai furbetti per non pagare: il metodo più gettonato (e anche il più pericoloso per l'alta probabilità del verificarsi di un incidente stradale) è quello di accodarsi al veicolo che precede nella corsia telepass. Peccato, però, che le telecamere possono identificare la targa, col furbetto che rischia una denuncia per truffa e insolvenza fraudolenta. Secondo la statistica di Polstrada, in Liguria scelgono questo metodo soprattutto gli automobilisti comuni, allergici al pagamento del pedaggio.

Le pinne dei camionisti. Un escamotage utilizzato dalle ditte di autotrasporti è quello di ingannare i lettori ottici posti nelle piste di uscita, con dispositivi costruiti ad hoc: si chiamano "pinne", sono fatti di gomma e vengono montati tra gli assi posteriori. A cosa servono? Servono a oscurare la luce, ossia la distanza, tra un asse e l'altro. Al casello, il sistema ottico viene ingannato e non viene rilevato il passaggio del numero corretto di assi dalle spire magnetiche annegate nell'asfalto. E un quattro assi, come niente, risulta lungo come un camioncino. Barare sul numero degli assi può far risparmiare anche il 40% del pedaggio ma il rischio è una maxi multa da 431 a 1.734 euro per ogni transito fraudolento e una denuncia penale per insolvenza fraudolenta o truffa continuata.

Quelli che non hanno soldi... Un ulteriore e più semplice metodo è quello di premere il pulsante del casello dicendo di non avere soldi. Si paga entro 15 giorni oppure scatta la sanzione da 85 a 345 euro e l'obbligo di esibire i documenti di chi guidava con conseguente decurtazione di 2 punti dalla patente per i casi isolati. I recidivi, invece, possono beccarsi  una denuncia o la querela. La “furbata” riguarda solo chi guida un veicolo intestato fittiziamente a qualcun altro (in genere un nullatenente) oppure intestato a qualche azienda in fallimento: se è recidivo, sarà molto difficile beccarlo e fargli pagare quanto deve. Adesso, però, col Tur,  diventa più difficile farla franca, dicono dalla Polstrada, perché i recidivi vengono classificati nella blacklist e prima o poi qualcuno gli chiede il redde rationem

… e quelli che smagnetizzano il biglietto. Infine, fa sapere Polstrada, ci sono quelli che smagnetizzano il biglietto con banali quanto efficaci metodi, evitando così la lettura dell'apparecchiatura e l'impossibilità di risalire al reale casello di ingresso. Quest'ultimo verrà certificato dallo stesso automobilista all'operatore in collegamento audio/video: ovviamente, il furbetto, indicherà di essere entrato dal casello più vicino. E il gioco è fatto. O almeno sembra fatto, perché il gestore potrebbe verificare le immagini delle telecamere presenti ai caselli.

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