Olio di colza al posto del diesel?
17 lug 2013 | 2 min di lettura
Un pieno di olio da cucina al posto del diesel
Mi faccia il pieno di olio di colza. La frase è solo apparentemente fantascientifica, visto che da quasi un decennio l'utilizzo di olio di colza o di girasole come biocarburante, è universalmente accettata. Nel 2005 fu una rivista specializzata come Quattroruote a fare il punto sull'utilizzo dell'olio di colza come carburante dando conto di un test di durata sulla propria pista privata in uno speciale di sei pagine dedicato alla “colzamania”. E se nel 2005 la rivista affermava che l'olio alimentare, colza o girasole che sia, è un buon biocarburante e riduce l'inquinamento, non è vero che, come si diceva, riduce le prestazioni dell'auto: nei diesel di qualche anno fa, sostenevano gli esperti, non si registrano danni al motore nemmeno percorrendo molti chilometri. Ormai gli esperti sono convinti che i biocarburanti “sono prodotti agricoli in grado di sostituire la benzina e il diesel”: l'origine naturale è più facilmente riassorbibile dalla natura e poi consente di ridurre del 70% le emissioni di gas serra. Tutti sono d'accordo meno lo Stato italiano che proibisce di fatto questa sostituzione.
Se è vero infatti che, esclusivamente per le auto diesel ma non per quelle a benzina, il diesel si può sostituire con l'olio di colza o con quello di girasole usati comunemente in cucina, abbattendo i costi (1,7 euro un litro di gasolio, 50/60 centesimi al litro l'olio per frittura, meglio se usato diluito con 40/50 % di diesel, soprattutto in inverno, per evitare la condensa), garantendo minore inquinamento e maggiore percorrenza rispetto al normale diesel, e se è vero che gli svantaggi sono quelli della riduzione di prestazioni, puzza di frittura, possibili sforzi del carburatore (tanto che gli esperti consigliano di usare l'olio comune su auto a gasolio di vecchia concezione), è pur vero che il discorso cade quando entra in gioco lo Stato italiano. L'utilizzo di questi “carburanti” fai da te infatti è considerato dalla legge “pratica illegale per evasione delle accise” (0,413 euro per ogni litro di gasolio).
Nel 2005 l'Agenzia delle Dogane ha specificato che le conseguenze della violazione dell'art.40 del Dlgsl 504 del 1996 sono la reclusione da sei mesi a tre anni e la multa del doppio al decuplo dell'imposta evasa non inferiore a 7.500 euro. Se da un punto di vista di legalità la cosa è chiara, non lo è certamente da quello del consumatore. La conclusione? Assurdamente italiana: l'olio di colza funziona ma è illegale, non è un carburante e le automobili perdono un po' in performance e consumi ma ottengono un risparmio complessivo dato soprattutto dall'evasione delle accise.
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