Post Brexit, agli assicuratori inglesi in Ue occorre un’autorizzazione
20 nov 2020 | 2 min di lettura

Altrimenti la prestazione sarà qualificabile come abusiva
A marzo 2019 in Italia operavano 53 compagnie assicurative inglesi, di cui 47 nel settore danni, per una raccolta annuale di premi di circa 1,7 miliardi di euro e un bacino di 9,7 milioni di italiani assicurati. Questi i dati resi noti dall’Ivass, che ha lanciato un appello affinché gli intermediari e le compagnie assicurative britanniche informino gli assicurati italiani sugli effetti della Brexit, in modo da garantire che la fuoriuscita del Regno Unito dall’Europa si svolga in modo ordinato e senza danni per i clienti.
Che cosa cambia
Il 31 dicembre 2020 scade il periodo di transizione previsto dall’Accordo sulla Brexit e gli assicuratori britannici non potranno più operare in Italia attraverso il principio europeo del mutuo riconoscimento.
Con il completamento della Brexit, banche, istituti di pagamento e istituti di moneta elettronica del Regno Unito dovranno quindi essere in possesso di una specifica autorizzazione per avere rapporti con i clienti italiani, altrimenti la prestazione di servizi bancari e finanziari nel nostro Paese sarà qualificabile, e perseguibile ai sensi di legge, come abusiva.
I rischi di ingolfamento del sistema
Anche la Banca d’Italia ha sollecitato ripetutamente gli operatori con sede nel Regno Unito a pianificare e avviare le attività necessarie per affrontare la Brexit in modo ordinato e a informare la propria clientela italiana degli effetti sui rapporti in essere.
Bankitalia ha previsto il rischio che numerose richieste di recesso dai contratti o di trasferimento presso altri operatori possano accavallarsi tutte insieme alla fine dell’anno, creando un ingorgo del sistema. Per questo l’autorità ha raccomandato alla clientela “di attivarsi tempestivamente” per richiedere i cambiamenti desiderati.
Appello all’ordine
L’Ivass si è rivolta alle imprese di assicurazione e agli intermediari britannici chiedendo di informare i clienti italiani del fatto che dal primo gennaio 2021 non potranno stipulare nuovi contratti né rinnovare quelli esistenti salvo che non siano autorizzati come operatori di uno Stato non aderente all'Unione europea. Gli operatori, insomma, non dovranno sottrarsi all’obbligo di garantire la corretta esecuzione dei contratti assicurativi in essere e l'adempimento degli obblighi contrattuali, inclusa la gestione dei sinistri, dei pagamenti, dei riscatti e dei recessi.
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