Inflazione e consumi: si taglia su tutto, ma non sulle spese sanitarie
14 mar 2023 | 3 min di lettura
Nel corso dell’ultimo anno, l’inflazione ha ridotto il potere d’acquisto degli italiani a fronte di stipendi sempre fermi al palo. Mentre una parte della popolazione ha attinto in misura importante ai risparmi già accantonati, un’altra quota ha cercato di ridurre fin da subito le spese ritenute non necessarie. Ma mentre alcuni nuclei familiari sono riusciti a tagliare il superfluo e ad adottare nuove abitudini per limitare gli sprechi, c’è chi rischia di dover fare i salta mortali per non rinunciare all’essenziale, tra cui il pagamento delle bollette e delle spese legate alla salute.
Per ora però l’impatto su quest’ultima voce di spesa sembra essere molto limitato. Questo aspetto specifico è stato esaminato dall’Osservatorio Sanità realizzato da Unisalute in collaborazione con Nomisma che ha interpellato nel mese di dicembre 2022 un campione di 1.200 persone stratificato per età sesso ed area geografica.
Come cambiano i consumi
La ricerca di UniSalute conferma, innanzitutto, come l’inflazione si stia facendo sentire nella quotidianità delle persone: circa la metà (49%) afferma che le proprie scelte di vita sono fortemente influenzate dall’aumento dei prezzi e dal caro bollette mentre il 40% dice di essere condizionato dalla situazione economica familiare.
Di conseguenza, più di otto italiani su dieci (81%) hanno modificato le abitudini di spesa, tagliando prevalentemente i consumi fuori casa come bar e ristoranti (il 75% di chi ha cambiato le abitudini di spesa), ma anche i viaggi e le vacanze (63%) e in misura minore gli acquisti relativi all’abbigliamento (47%).
Per quanto riguarda le spese per la salute l’impatto del caro vita si sente ma in misura inferiore rispetto ad altre voci: nel valutare la spesa dedicata a quest’ambito, occorre tener conto di quanti hanno già una copertura garantita da un’assicurazione salute o accesso a prestazioni offerte da casse sanitarie private o convenzionate.
Se si guarda ai numeri, ad affermare di aver ridotto la spesa sanitaria è solo il 28% del campione con una maggior incidenza di donne (32%) rispetto agli uomini (24%).
Più attenzione per la tutela della salute, ma poca prevenzione
Secondo l’Osservatorio Unisalute, la maggioranza (72%) degli intervistati, comunque, o non intende modificare la spesa dedicata alle cure (57%), o ha intenzione addirittura di aumentarla (15%): a dimostrazione del fatto che molti italiani, forse a seguito della pandemia, considerano la salute un bene da tutelare.
Per approfondire questo aspetto, UniSalute ha chiesto a italiani e italiane se fossero più attenti al proprio benessere oggi rispetto a cinque anni fa. Per quanto riguarda il benessere fisico, ha risposto di sì il 37% degli intervistati; mentre in merito al benessere psicologico, si dichiara più attento il 34%, con un picco del 40% nella fascia 18-29 anni. Come motivazione di questa maggior attenzione, due su tre (66%) indicano proprio l’aver capito l’importanza di controllare in maniera continuativa il proprio stato di salute.
Purtroppo, non sempre ai buoni propositi però fanno seguito fatti: ben il 54% del campione dichiara di non aver svolto alcun esame di prevenzione e screening negli ultimi 12 mesi, con la motivazione prevalente (68%) di non aver avuto particolari problemi di salute.
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