Il Decreto fiscale punta le auto storiche
1 dic 2021 | 2 min di lettura
Le auto storiche entrano nel mirino del Decreto Fiscale. Per questo l’Asi, Automotoclub Storico Italiano, è scesa in campo per opporsi a una manovra che potrebbe portare danni al settore. La questione non riguarda l'Rc auto ma il bollo agevolato.
È stato, infatti, presentato un emendamento al disegno di legge di conversione del Decreto Fiscale, chiedendo l’abolizione del bollo agevolato dei veicoli che hanno a libretto il certificato d’interesse storico e collezionistico, quelle con età compresa fra 20 e 29 anni.
A partire da gennaio 2022 abolite le agevolazioni
Attualmente, queste auto pagano l’imposta di bollo ridotta del 50%: una tutela che facilita la loro conservazione evitando la rottamazione o la vendita all’estero. Secondo la bozza di emendamento, in pratica, a partire dal 1° gennaio 2022 vengono invece abrogati gli articoli che prevedono l'agevolazione.
Asi, i danni sarebbero maggiori dei benefici
"Per il nostro Paese le perdite sarebbero superiori alle possibili entrate - spiega il presidente Asi, Alberto Scuro - Asi farà il possibile affinché l'emendamento non sia convertito in legge. Incentiviamo la mobilità green ma senza distruggere il passato".
Il provvedimento metterebbe in difficoltà un settore già ampiamente provato dalla pandemia: con il covid, secondo Asi, ha perso oltre mezzo miliardo di euro e il 75%, cioè 375 milioni di euro, si riferisce a operatori professionali che si occupano di manutenzione e restauro di parti per veicoli storici.
Asi, inconsistenti i benefici per lo Stato
"Se la preoccupazione è che siano troppe le auto che godono di tutela fiscale, per una legge introdotta tre anni fa, la si può facilmente smentire - dice Scuro – Secondo i dati della Motorizzazione, le auto storiche circolanti al 2 novembre 2021 sono 66.050, lo 0,14% dei 47.564.572 autoveicoli circolanti in Italia, l’1,12% dei 5.908.824 autoveicoli ventennali.
Oltre a essere pochi - aggiunge il presidente Asi - queste auto hanno chilometraggi annui bassissimi, circa 1.000 km, e l’inquinamento prodotto è residuale. Andando a punire questa esigua minoranza di auto - sottolinea Scuro - sarebbero inconsistenti i benefici per lo Stato: in compenso, si comprometterebbe l’intera filiera, incentivando la dispersione del nostro patrimonio e spegnendo le prospettive occupazionali per molti giovani".
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