Greenpeace, classifica dei "buoni" e "cattivi" nell'elettrico
9 set 2022 | 3 min di lettura

Le auto elettriche tornano sul banco degli imputati. Non c'entra l'Rc auto, quanto piuttosto il loro essere tanto green mentre sono in marcia e, d'altro canto, mostrare la corda se parliamo del loro ciclo di vita. L'industria, secondo gli esperti, dovrebbe concentrarsi adesso proprio su questo, sulla costruzione, rendendo tutto il ciclo il più green possibile.
Proprio per questo Greenpeace ha studiato le dieci principali case costruttrici di auto elettriche, stilando la classifica in base agli sforzi che i costruttori fanno non solo durante la costruzione ma anche dal fronte del riciclo dei materiali, soprattutto delle batterie.
General Motors la più green
La classifica di Greenpeace vede prima General Motors,il cui punteggio complessivo, stante i vari parametri, si ferma a 38,5 su base 100: le frutta il primato ma, sostiene l'associazione, risulta comunque insufficiente. Il marchio risulta essere il migliore per vendite di elettriche, attestato all'8,18% del totale, ma anche per l’eliminazione dei vecchi veicoli e per la decarbonizzazione della catena di approvvigionamento.
Mercedes e Volkswagen sul podio
Seconda in classifica è Mercedes con 37 punti su 100, che risulta secondo Greenpeace in ritardo per quando riguarda la commercializzazione di auto a batteria, visto che parliamo di uno striminzito 3,82% complessivo. Terza è Volkswagen con 33 su 100: vanta il 5,21% di esemplari venduti a zero emissioni.
Stellantis in recupero
Quarta è Ford, con 23,5 su 100, quinta è la Hyundai (22,3/100), sesta la Renault (20,3/100), settima Stellantis (19,3/100): il marchio franco-italiano risulta in crescita rispetto al 2021 quando era 12a in classifica con una percentuale di elettriche che è solo del 2,86% sul totale.
Le giapponesi chiudono la classifica
Un po’ inaspettatamente chiudono la graduatoria di Greenpeace tre marchi nipponici: Nissan con 13,4 su 100, Honda con 12,8 su 100 e Toyota con solo 10 punti su 100. Toyota ha solo lo 0,18% di elettriche pure vendute e vanta una percentuale di eliminazione di veicoli a combustione interna del 7,48: fa peggio di lei solo Nissan, anche perché secondo Greenpeace Toyota è indietro anche nella decarbonizzazione della catena di approvvigionamento.
Greenpeace, tanto clamore per poco o nulla
"C'è molto clamore intorno ai veicoli elettrici, ma la realtà è che le case automobilistiche tradizionali non stanno facendo abbastanza", sottolinea Ada Kong, responsabile del progetto per Greenpeace secondo cui l'industria non sta veramente abbandonando i combustibili fossili abbastanza rapidamente.
Per questo il rapporto esorta i costruttori ad adottare strategie di transizione in tutti i mercati: per Greenpeace le case dovrebbero smettere di vendere auto convenzionali in Europa entro il 2028 e negli Stati Uniti, Cina, Corea del Sud e Giappone entro il 2030.
Tutti puntano sulla Cina
Secondo Greenpeace, invece, il mercato e le stesse case auto puntano sulla Cina, il più grande mercato del mondo ma soprattutto quello che offre molte sovvenzioni agli acquirenti di veicoli elettrici. Non è un caso che il 96% di GM elettriche e l’83% di Honda siano state vendute in Cina nei primi sei mesi del 2022.
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