Assicurazioni salute: l'Ue vieta l'utilizzo di test genetici
17 ott 2016 | 3 min di lettura | Pubblicato da Christian T.
Al momento ha il carattere della “raccomandazione”, ma è un passo importante nell'ambito delle assicurazioni salute. Il Consiglio d'Europa in un testo approvato pochi giorni fa dal comitato dei ministri, proibisce alle compagnie assicurative di utilizzare e richiedere test genetici per decidere se concedere o meno una polizza, determinare il premio assicurativo e l'indennizzo .
Il senso dell'iniziativa è quello di evitare che qualcuno venga discriminato sulla base di questi dati o che, sempre iper via delle caratteristiche genetiche, sia costretto a pagare di più.
I test genetici predittivi, ormai una realtà nella medicina moderna, per alcuni tipi di patologie permettono di calcolare i fattori di rischio (mai in modo perentorio ma sempre in percentuale) sulla possibile insorgenza di alcune patologie (in primo luogo del cancro, delle malattie neurodegenerative e cardiovascolari) e come tali costituiscono l'ausilio diagnostico del futuro ma, a detta degli esperti, si sono diffusi in modo eccessivo e incontrollato. Non è raro infatti trovare su internet aziende che vendono questi test facendo leva sulla naturale paura di ammalarsi. Ricordando che è sempre bene ricorrervi affidandosi a strutture ufficiali e riconosciute e solo in base alle indicazioni del medico, restano comunque da affrontare le implicazioni a livello assicurativo.
A fissare i paletti sull'utilizzo dei test genetici predittivi, che devono servire solo a fini medici o di ricerca medica, è l'articolo 12 della Convenzione sui diritti dell'uomo e la biomedicina del Consiglio d'Europa, detta convenzione di Oviedo. Sulla base di questo testo legalmente vincolante entrato in vigore nel 1999 - ma che solo 26 Stati del Consiglio d'Europa sui 47 che ne fanno parte hanno ratificato, e altri 6, tra cui l'Italia, solo firmato - che il comitato dei ministri ha deciso di approvare la raccomandazione che oltre a proibire l'uso dei test genetici in ambito assicurativo, impone anche alle compagnie d'assicurazione di giustificare l'utilizzo e il trattamento di dati inerenti la salute dei propri clienti e di ottenere il loro consenso per farlo.
La raccomandazione vieta inoltre alle assicurazioni di utilizzare i dati sulla salute dei familiari degli assicurati, cosi come i dati personali dell'assicurato di dominio pubblico, per esempio pubblicati su internet, o quelli raccolti durante ricerche cliniche. Nel testo sono imposte agli assicuratori anche regole per l'archiviazione dei dati sulla salute, che devono essere adeguatamente protetti. Infine la raccomandazione, riconoscendo l'importanza sociale della copertura assicurativa per certi rischi legati alla salute, all'integrità fisica, all'età e alla morte, impone agli Stati di facilitare l'accesso a buon mercato alle polizze assicurative.
Il testo approvato oggi dal comitato dei ministri, pur non essendo vincolante per gli Stati, potrebbe comunque aprire la strada, come già successo in passato per altre tematiche controverse, alla presentazione di ricorsi da parte di singoli cittadini o associazioni, alla Corte europea dei diritti umani contro il comportamento delle autorità dei singoli Stati membri.
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