21 gen 2019 | 2 min di lettura | Pubblicato da Christian T.
Esterovestizione. Non è una parolaccia, ma la pratica di usare un'auto con targa estera per circolare in Italia. Nata da qualche anno a questa parte come metodo per risparmiare su tasse e assicurazione auto, se non addirittura come segno di evasione fiscale, il governo ha provato a dare una stretta al fenomeno e sono già partite le prime multe. Anche piuttosto salate.
Le norme contenute nel decreto Sicurezza entrate in vigore a gennaio prevedono una sanzione di 712 euro (che può arrivare fino a 2.848) e il fermo amministrativo del veicolo. Non basta: se entro sei mesi il trasgressore non si mette in regola scatta la confisca del veicolo.
La prima multa è stata elevata a Milano nei confronti di un'auto con targa romena.
L'inasprimento delle leggi in materia ci sembra una buona notizia, non solo per la correttezza e per l'equità fiscale, ma anche per le ripercussioni sull'assicurazione e in casi di incidenti con queste macchine. Capiamo perché.
Anzitutto il meccanismo, l'escamotage (che era stato già evidenziato in un ottimo articolo del Corriere della Sera scritto da Alessio Ribaudo e Milena Gabanelli, ma che fino a pochi giorni fa era ai limiti della legalità sia pur formalmente possibile), si basava sullo spostare all'estero la sede legale di una società sebbene si operasse in Italia, a quel punto le auto di servizio della ditta venivano immatricolate in un Paese straniero evitando bollo o il super bollo per le auto di lusso, stipulando una RC Auto a prezzi vantaggiosi e soprattutto permettendo al conducente di disinteressarsi completamente di qualsiasi multa o contravvenzione (è il caso delle auto con targa tedesca che risparmiavano poco sull'assicurazione, ma permetteva di evitare le multe).
L'ingiustizia era palese, in più un incidente con un'auto di questo tipo poteva rendere assai difficoltoso il rimborso. In taluni casi proibitivo, per esempio nell'eventualità di decessi o feriti gravi diventava pressoché impossibile ottenere un indennizzo per le cifre molto alte e si doveva passare per vie legali a livello internazionale.
Questa pratica dovrebbe essere conclusa o quantomeno chi dovesse continuare lo farà a rischio di una conseguenza significativa. Non che oggi non possano più circolare targhe estere nel suolo italiano, ma per qualunque cittadino che sia in Italia da più di 60 giorni è obbligatorio cambiare targa, obbligo valido anche per tutte le società che abbiano almeno una sede in Italia.
Di non semplice applicazione, questo provvedimento va sicuramente nella direzione giusta. Vedremo se si riuscirà a porre definitivamente fine a questo malcostume.
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