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Un mese di marzo incoraggiante per l’automotive in Europa

30 apr 2025 | 4 min di lettura

Il mese di marzo regala al mercato dell’automotive un raggio, seppur timido, di sole.

Secondo gli ultimi dati resi noti dall’Unrae, l’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri, l’associazione delle case automobilistiche estere che operano in Italia, nel mese marzo in Europa il numero delle immatricolazioni è salito da 1.422.628 contro le 1.383.423 rispetto a marzo del 2024 con un incremento del 2,8% (ma in calo del 19,7% sul 2019). Se si guarda ai dati trimestrali, emerge invece un lieve calo dello 0,4% nel primo trimestre - con 3.382.057 immatricolazioni - rispetto a gennaio-marzo 2024. Nonostante questi dati positivi, restano elevate in Europa le preoccupazioni circa l’impatto della crisi dell’automotive sull’occupazione del settore e sull’indotto e sul mercato delle polizze Rc auto.

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La situazione in Europa

Il lieve aumento delle immatricolazioni a marzo non rappresenta una tendenza uniforme, ma appare come l’esito degli andamenti estremamente differenziati fra i cinque principali mercati europei: +23,2% la Spagna, +12,4% il Regno Unito, +6,3% l’Italia, -3,9% e -14,5% rispettivamente Germania e Francia.

Risulta invece meno ampio il divario nel trimestre: +14,1% la Spagna e +6,4% il Regno Unito, in rosso Italia, Germania e Francia, che perdono rispettivamente l’1,6%, il 4,3% e il 7,8%.

Se si torna al mese di marzo il divario tra il mercato migliore e quello peggiore resta elevato: le immatricolazioni di nuove auto in Francia sono state 153.842 unità contro le 180.023 dello stesso mese dello scorso anno. Di contro, il Regno Unito ha registrato 357.103 immatricolazioni contro le 317.786 di un anno fa, registrando il miglior mese di marzo dal 2019.

I dati delle immatricolazioni auto in Italia

L’Italia si colloca al terzo posto in Europa per numero di immatricolazioni di auto nuove sia nel mese di marzo che nel trimestre. Chi ha cambiato veicolo si è infatti rivolto spesso al mercato dell’usato, grazie a un minor prezzo d’acquisto e una tariffa inferiore per la polizza Rc auto.

Per quanto riguarda le auto “con la spina” (ECV), l’Italia resta fanalino di coda sia a marzo sia nel trimestre, nonostante la quota sia in crescita rispetto al 2024.

Nel mese, il 9,8% italiano (BEV 5,4% e PHEV 4,4%) è molto lontano dal 28,9% del Regno Unito (BEV 19,4% e PHEV 9,5%), dal 27,3% della Germania (BEV 16,8% e PHEV 10,5%) e dal 24,4% della Francia (BEV 19,0% e PHEV 5,4%), ma anche la Spagna fa meglio con le ECV al 14,1% (BEV 6,9% e PHEV 7,2%).

Nel totale del mercato europeo le ECV coprono il 25,5%: BEV al 17,1% (+2,9 punti percentuali) e PHEV all’8,4% (+1,2 p.p.).

Nel trimestre l’Italia è ultima tra i cinque mercati con una quota di ECV al 9,4% (BEV al 5,2% e PHEV al 4,2%), rispetto a: Regno Unito 29,9% (BEV 20,7% e PHEV 9,2%), Germania 26,6% (BEV 17,0% e PHEV 9,6%), Francia 23,0% (BEV 18,2% e PHEV 4,8%) e Spagna 14,2% (BEV 6,9% e PHEV 7,3%).

Nel totale del mercato europeo nel primo trimestre 2025, le ECV coprono il 24,9% di share: BEV al 17,0% (+3,8 p.p.) e PHEV al 7,9% (+0,4 p.p.).

Allarme dazi: i possibili impatti sull’industria

A incrementare le difficoltà del settore è il clima di forte incertezza dovuto ai dazi. L’Unrae ha infatti espresso preoccupazione per l’inasprimento delle relazioni commerciali con gli Stati Uniti. Se da un lato si è registrata la parziale sospensione di 90 giorni dei dazi annunciata dagli Stati Uniti e la sospensione delle contromisure varate dall’Unione Europea in diversi comparti produttivi, dall’altro sono stati esclusi dalla proroga proprio i dazi al 25% per il comparto.

Per l’automotive i dazi rischiano di essere un ulteriore fattore di crisi: l’interscambio tra i 27 Paesi dell’Unione Europea e gli Stati Uniti vale complessivamente 38,9 miliardi di euro in esportazioni e 8,4 miliardi in importazioni, mentre per l’Italia il valore delle esportazioni verso gli USA si attesta a 3,4 miliardi, a fronte di appena 0,1 miliardi di importazioni. Il rischio maggiore quindi per il nostro Paese riguarda la componentistica destinata all’export verso la Germania e utilizzata nell’assemblaggio di veicoli destinati al mercato statunitense: un flusso che da solo vale 5 miliardi di euro.

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