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Immatricolazioni-5,1% a luglio: l'Italia dell'auto soffre

19 ago 2025 | 2 min di lettura

persona che guida macchina su strada

Secondo le proiezioni basate sull’andamento dei primi sette mesi, il 2025 potrebbe chiudersi con circa 1.456.070 immatricolazioni, il 6,6% in meno rispetto al 2024. Ancora più inquietante il dato rispetto al 2019, ultimo anno pre Covid: se continua cosi, il mercato registrerà un tracollo del 24%, peggio ancora rispetto al tonfo del 19,1% che potrebbe registrare nello stesso periodo il resto dell’Unione Europea.

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L'Ue soffre, ma l'Italia soffre di più

Secondo il Centro Studi Promotor con i dati Ue in evidenza, è chiaro come il problema non sia solo italiano: soffre tutta Europa, ma l'Italia, sostengono gli esperti, soffre di più. Questo perché, sempre secondo addetti ai lavori come Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, mentre l’Europa ha scelto di puntare tutto sull’elettrico, il resto del mondo, come Stati Uniti, Cina e India, "affrontano la transizione con gradualità", dando tempo al mercato di adattarsi alle cambiamento. Con una determinazione che Quagliano definisce talebana "Bruxelles impone una rivoluzione culturale e tecnologica che il nostro mercato, ancora largamente legato alle motorizzazioni tradizionali, fatica a digerire. E così, mentre il mondo torna ai livelli pre Covid, con addirittura un +7,5% di immatricolazioni rispetto al 2019, qui da noi il motore gira al minimo", sottolinea Quagliano.

Concessionari disperati

Più in dettaglio, secondo l’ultima indagine congiunturale del Centro Studi Promotor, a luglio 2025 solo il 4% dei concessionari ha dichiarato un buon livello di ordini: il 14% ha parlato di normalità, mentre un pesantissimo 82% lamenta un mercato stagnante o in ritirata. Non vanno meglio le prospettive a tre-quattro mesi: solo il 7% prevede una ripresa mentre il 49% si aspetta un calo ulteriore.

Colpa di Bruxelles

Parecchi osservatori avevano riposto speranze nel rinnovo della governance alla Commissione europea puntando su un possibile cambio di passo nelle politiche per la mobilità, con un allentamento del dogma elettrico. Ma ciò non sta avvenendo e, sottolinea Promotor, se Bruxelles non cambia rotta, i costruttori rischiano di finire fuori strada, e con loro anche le reti distributive, già messe a dura prova da margini erosi e investimenti obbligati in tecnologie poco richieste dal pubblico.

Il paradosso del binario

Secondo Promotor il paradosso sta qui: si chiede al mercato di accelerare su un binario che, però, non esiste. I consumatori esitano, le aziende non ce la fanno e l’auto, che per decenni è stata simbolo del dinamismo italiano, oggi rimane intrappolata "tra normative avveniristiche e una realtà economica che guarda più ai rincari dell’RC auto che all’autonomia delle batterie", sottolinea Promotor.

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