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Giovani iperconnessi, ma poco informati. Anche sulla finanza

5 nov 2025 | 4 min di lettura

Utilizzo Smartphone 2 lr

Immersi in un flusso continuo di notizie, aggiornamenti e contenuti manipolati, i giovani di oggi sono di fatto travolti da una serie di informazioni che subiscono in maniera passiva: invece di selezionare i contenuti subiscono ciò che viene veicolato dai social a prescindere dall’importanza della notizia o dalla sua fondatezza. In sintesi, alla quantità di dati ricevuta non corrisponde il livello di qualità. A farne le spese sono spesso ambiti percepiti come “difficili” o particolarmente tecnici.

Solo il 30% dei giovani, ad esempio, si informa su temi di educazione finanziaria, tra cui il funzionamento dei prodotti di investimento o le polizze assicurative. A trarre queste conclusioni è l’approfondimento su “giovani e informazione” dell’Osservatorio GenerationShip 2025 di Changes Unipol, realizzato da Kkienn Connecting People and Companies, che ha analizzato comportamenti, abitudini e percezione della qualità informativa tra i 16 e i 35 anni.

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Tempo libero e tutorial i contenuti più interessanti per gli under 35

I giovani (e non solo) vivono immersi in un flusso continuo di notizie, aggiornamenti e contenuti manipolati, dove distinguere la realtà dalla fantasia diventa sempre più difficile. Secondo l’Osservatorio GenerationShip 2025 di Changes Unipol, il 60% usa l’informazione per divertirsi (cinema, serie TV), il 59% per gestire la vita pratica (meteo, tutorial) e il 55% per coltivare la propria curiosità attraverso interessi e passioni, come musica (55%) o salute e benessere (52%). L’attualità (51%), cronaca locale (43%) e politica italiana (40%) interessano solo se hanno un impatto sulla propria quotidianità.

Rispetto agli adulti, i giovani mostrano meno interesse per politica (-11%), cronaca (-15%) e attualità (-13%), ma più attenzione a temi legati al tempo libero (+20%) e al percorso di studio (+19%). Solo il 30% dei giovani si informa su temi finanziari, concentrandosi su risparmio (47%), investimenti (46%) e gestione delle spese (44%). 

Dove si informano i giovani

L’80% dei giovani si informa online contro il 45% che utilizza ancora i canali offline. I social media sono ormai il principale punto di accesso alle notizie: il 46% li usa per informarsi, con Instagram (79%), YouTube (43%), TikTok (40%) e Facebook (41%) ai primi posti. Tra le fonti tradizionali resistono i telegiornali (43%), seguiti dai quotidiani online (35%) e dalla radio (25%). Solo il 12% legge quotidiani cartacei e appena il 5% li considera una fonte primaria di informazioni. La Gen Z, tuttavia, non si ferma ai social: li usa per scoprire notizie, ma cerca conferme su fonti giornalistiche e agenzie accreditate.

Troppe informazioni di pessima qualità

I giovani dedicano in media 1 ora e 50 minuti al giorno all’informazione (contro 1 ora e 33 minuti degli adulti). Un quarto si informa più di 3 ore al giorno e il 7% supera le 5. Tuttavia, il 53% consuma informazione in modo passivo, ossia la “subisce” per effetto dell’esposizione a un flusso continuo di contenuti che arrivano da social, chat e motori di ricerca. Come si legge nel Report, “il modello intenzionale di ricerca lascia spazio a un consumo “always-on”, dove la quantità prevale sulla qualità. Il risultato è chiaro: il 49% si sente sfinito, il 46% nota un calo nella capacità di riflettere e il 45% evita le news per non sentirsi sopraffatto”.

Giovani preoccupati ma poco attrezzati contro deepfake e fake news

L’81% dei giovani sa cosa siano le fake news, ma quando si entra nel merito di fenomeni più sofisticati come deepfake, bolle informative o polarizzazione, la consapevolezza crolla. Meno di un giovane su due (44%) pensa di sapere cosa siano i deepfake e solo il 37% di chi lo afferma ne ha davvero compreso il significato.

Il 58% dichiara di aver visto almeno una volta contenuti falsificati, ma il vero allarme riguarda le fake news “mezze vere”: per il 51% sono le più pericolose, perché mescolano realtà e manipolazione rendendo il falso più credibile. La maggioranza dei giovani inoltre non possiede gli strumenti per difendersi. Solo il 36% conosce i servizi di fact-checking, anche se il 69% dichiara di verificare le fonti prima di condividere una notizia e il 61% confronta la stessa informazione su più testate. Nonostante la conoscenza limitata, la guardia resta alta: il 66% considera i deepfake un fenomeno preoccupante.

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