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Auto, mercato fermo ed elettrico in ritardo

3 giu 2025 | 2 min di lettura

Foto paolo assi1 06nov

Il mercato europeo dell’auto è fermo. Ad aprile le immatricolazioni sono state 1.077.186, con un calo dello 0,3% rispetto allo stesso mese del 2024. Il primo quadrimestre si chiude così con 4.459.087 di vetture immatricolate e una flessione dello 0,4% in confronto stesso periodo del 2024.

I dati, raccolti dal Centro Studi Promotor, sommano le vendite nei Paesi dell’Ue, in quelli che fanno parte dell’Associazione europea di libero scambio (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera) e nel Regno Unito.

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Il crollo post-Covid

I piccoli passi indietro segnano una stagnazione. La realtà, però, pare essere più fosca rispetto a quanto non dicano i decimi di punto. In confronto all’ultimo anno pre-Covid (cioè a gennaio-aprile 2019) il calo è del 18,8%.

Vuol dire che, nel giro di 6 anni, è evaporato quasi un quinto delle immatricolazioni. E in alcuni grandi Paesi va ancora peggio: tra i 5 maggiori mercati dell’Europa Occidentale, la contrazione più forte rispetto ai livelli ante-crisi è stata registrata in Francia, con un crollo del 26%. Male anche la Germania (-23,8%). Appena meno ripida è la discesa nel Regno Unito (-18,7%), in Italia (-18,2%) e in Spagna (-13,4%).

Cause e conseguenze

Le ragioni del calo sono diverse. Il Centro Studi ne indica, in particolare, 2: il forte aumento dei prezzi e le norme sulla transizione energetica, che hanno indotto molti automobilisti a rinviare l’acquisto di una nuova auto.

Un mercato fermo innesca diverse conseguenze. Tanto per cominciare, molti automobilisti proprietari di auto - che in tempi normali sarebbero state sostituite con una vettura nuova - optano per l’usato. Così, però, restano in circolazione mezzi da rottamare, con un impatto negativo sulla sicurezza della circolazione e per l’inquinamento ambientale.

La quota dell’elettrico, nel frattempo, rimane al 17%, molto lontana dagli obiettivi europei. In alcuni Paesi (come il Regno Unito), la quota supera il 20%, ma in Italia è appena del 5,1%. Non sono quindi bastati i vantaggi in termini di circolazione, assicurazioni, parcheggi, né tantomeno i forti incentivi. Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, sottolinea quindi quanto sia lontana l’integrale conversione all’elettrico del parco circolante: “Non appare a portata di mano”, in uno scenario in cui “il divieto di immatricolare nuove auto con motori a combustione interna a partire dal 2035 incontra sempre meno il favore del pubblico”.

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