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Danno punitivo

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I danni punitivi sono uno degli argomenti di giurisprudenza civile maggiormente oggetto di controversie. In via generale, con la nozione di danno punitivo si risarciscono le spese ingiustamente sostenute da un soggetto in un tribunale. La condanna a un risarcimento per danni punitivi può avvenire solo ed esclusivamente se il soggetto condannato ha agito con malizia, mala fede o grave negligenza nei confronti del soggetto che chiede il risarcimento.

Cosa si intende per "danni punitivi"?

Si tratta di un risarcimento concesso quando un soggetto agisce con malizia, mala fede o grave negligenza. Nati nel sistema legale anglosassone, hanno lo scopo di punire chi ha causato il danno e di scoraggiare comportamenti simili in futuro.

Qual è la funzione principale dei danni punitivi?

La loro funzione è soprattutto deterrente. Servono a scoraggiare i soggetti economicamente più forti, come una compagnia assicurativa, dall'abusare della propria posizione di superiorità per costringere un cliente a ricorrere al tribunale.

I danni punitivi sono previsti dalla legge italiana?

No, l'ordinamento italiano non prevede la figura del danno punitivo. La Corte di Cassazione, già nel 2007, ha escluso esplicitamente la loro applicazione in Italia, e anche la Corte di giustizia europea si è espressa in modo contrario alla loro introduzione.

In quale settore i danni punitivi potrebbero essere uno strumento di tutela?

Sarebbero uno strumento efficace a tutela dei consumatori, in particolare nel settore assicurativo. Potrebbero essere applicati per sanzionare una compagnia che ostacola una soluzione rapida e stragiudiziale, costringendo l'assicurato a un lungo e costoso percorso legale per ottenere il giusto indennizzo.

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I danni punitivi nascono nell'ambito del diritto anglosassone e sono di ampio uso nei tribunali degli Stati Uniti. In Italia, invece, il loro recepimento è stato bocciato sia dal legislatore, che non si è mai espresso sulla questione, sia dalla Corte di Cassazione. L'ultima sentenza della Suprema Corte sulla questione dei danni punitivi risale infatti al 2007, e dichiara in maniera esplicita che in Italia non esiste la figura giuridica del danno punitivo. Anche la Corte di giustizia europea, con una sentenza, ha bocciato l'introduzione, nei paesi della Comunità europea, del danno punitivo. La questione rimane tuttavia aperta, in quanto l'esistenza del danno punitivo può essere un efficace strumento a tutela dei consumatori, soprattutto nei confronti delle compagnie di assicurazione. In ambito assicurativo, infatti, i danni punitivi sono quelli che una compagnia di assicurazione dovrebbe essere costretta a pagare per aver impedito una soluzione stragiudiziale (non giudiziaria) di una controversia con un suo assicurato. Insomma, se la compagnia di assicurazione fa perdere al suo assicurato tempo e denaro, costringendolo a ricorrere in giudizio per ottenere il giusto risarcimento, oltre al risarcimento del danno e al rimborso delle spese penali sarebbe, in teoria, costretta a pagare un risarcimento extra, riconducibile appunto alla nozione di danno punitivo.

Il motivo di questo ulteriore indennizzo starebbe proprio nel fatto che la compagnia di assicurazione, rispetto al singolo assicurato, parte da una posizione di superiorità, e per questo potrebbe approfittare della situazione portando in tribunale tutte le controversie, anche quelle in cui sa di avere torto. In proporzione infatti, rispetto al singolo assicurato, rischia infinitamente meno: quindi il danno punitivo dovrebbe avere una funzione deterrente, nei confronti di soggetti dotati di particolare forza, per scoraggiare l'uso indiscriminato della loro superiorità, economica o istituzionale che sia.

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