22 feb 2012 | 3 min di lettura
Continuano a far discutere, a tutti i livelli, le novità introdotte dal decreto sulle liberalizzazioni e sulle innovazioni previste nel settore delle assicurazioni auto. In un'audizione al Senato, l'Ania ha chiesto di rivedere le parti del decreto relative al risarcimento per danni causati alle persone in modo da arrivare ad un taglio dei prezzi dell’assicurazione, prezzi che l'anno scorso sono rincarati del 5,4%. Secondo Ania, così come sono stati formulati, i provvedimenti del governo non servono ad abbassare i prezzi. Aldo Minucci, presidente Ania, sostiene che la causa principale di questi costi elevati è “la diffusione delle lesioni di lievissima entità, cioè quelle inferiori ai nove punti d'invalidità”. Il sistema assicurativo, fa notare Minucci, “è costretto a risarcirle in base alle leggi e a prassi di valutazione medico-legale, e questo altera la portata reale del fenomeno”.
I dati dicono che nel 2010, in Italia, il 23% dei sinistri ha registrato almeno un danno alla persona (con punte di oltre il 40% registrate in alcune aree): in ogni caso di tratta di più del doppio rispetto al resto d'Europa dove la media si ferma al 10%. “In Francia - spiega Minucci - i feriti che in un anno vengono risarciti dalle assicurazioni sono circa 200.000, in Italia sono più di un milione”. Quest'anomalia, sostiene l'associazione delle assicurazioni, è tutta italiana e, sostanzialmente è dovuta a un “fenomeno speculativo che viene favorito dalla legislazione e dalla prassi giudiziaria”, entrambe finora inefficaci nel contrastare il fenomeno. Secondo Ania la speculazione si concentra in particolare sui danni di lieve entità, quelli che rappresentano al momento il 15% degli oneri totali nei sinistri dell'Rc auto.
Non che nel resto le cose vadano meglio: anche per quanto concerne i danni più gravi, cioè quelli che fruttano almeno dieci punti d'invalidità, Ania ha lamentato l'assenza di qualsiasi disciplina unitaria. Senza una legge ad hoc, sostiene l'associazione, i tribunali italiani sono stati costretti ad adottare delle tabelle di valutazione che si basano su criteri economici molto superiori a quelli applicati nel resto d'Europa. Secondo Minucci è necessario prima di tutto “incidere più decisamente sul costo dei risarcimenti, in modo da allineare norme e prassi di liquidazione italiane a quelle del resto d'Europa”. Le attuali differenze dipendono dal diverso apprezzamento che viene dato da noi alle lesioni di lieve entità, quelle che negli altri Paesi sono riconosciute solo in seguito ad accertamenti strumentalmente assistiti. In Italia, al contrario, le norme vigenti consentono di richiedere (e ottenere) il risarcimento riferendo anche solo un dolore patito. Le lesioni invisibili ma non accertate strumentalmente ammontano a circa 5.000 all’anno, cifra che si traduce inevitabilmente nell'aumento “dei prezzi che i cittadini pagano per acquistare la polizza obbligatoria”.
Per arginare questo tipo di prassi speculativa, secondo Ania bisogna far sì che “il danno di lieve entità venga risarcito soltanto dopo un riscontro medico-legale che accerti l’esistenza della lesione”. In questo senso Ania ribadisce la necessità di emanare subito una tabella per la valutazione di danni gravi (prevista già sei anni fa) e l’istituzione dell’agenzia antifrode pubblica che sia dotata di poteri investigativi ampi.
di Franco Canevesio
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