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RC Auto: la Uea critica l'Italia

25 gen 2011 | 3 min di lettura

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Critica europea sul comparto RC Auto italiano

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L’Europa critica l’Italia assicurativa: secondo l'Uea, l’Unione europea assicuratori presieduta da Elio Pugliese, l'inadeguatezza dell’infrastruttura stradale italiana incide pesantemente sull’assicurazione auto.

Il parere contenuto in una lettera aperta è stato espresso direttamente a Paolo Romani, ministro per lo Sviluppo economico e a Giancarlo Giannini, presidente dell’Isvap. “La situazione – dice Pugliese – sconta un immobilismo decennale. Neanche oggi scorgiamo alcuna assunzione di responsabilità delle istituzioni che invece inseguono solo aggiustamenti di breve respiro”. L'arretratezza del sistema viario italiano, secondo il centro di ricerca, emerge soprattutto nel confronto con i vicini francesi che hanno a disposizione una rete stradale da oltre un milione di chilometri: un paradiso se confrontati agli appena 175.430 chilometri esistenti in Italia dove circolano 35,3 milioni circa di automobili contro i 31 milioni della Francia.

La differenza non è da poco visto che si parla in sostanza di 597 auto ogni mille abitanti da noi, contro 504 auto per mille abitanti dei transalpini, cioè 201 auto ogni chilometro rispetto a 30 auto a chilometro della Francia. “Una  congestione stradale – spiega Pugliese – che contribuisce ad  aumentare il rischio di incidenti”. La Francia, d'altro canto, vanta una rete ferroviaria di tutto rispetto: 29,3 chilometri circa, cioè 47 chilometri ogni 100 mila abitanti “mentre l’Italia è ferma a 16,5 chilometri, cioè 28 chilometri ogni 100 mila abitanti”.

In tema fiscale, l’Unione europea degli assicuratori mette in rilievo che l’RC Auto nostrano è “sottoposto a oneri fiscali pari al 23% e pone l’Italia al quinto posto nell’Ue, parecchio sopra la media europea che è pari al 17,7%”. Alle critiche europee risponde indirettamente l’agenzia di rating Standard & Poor’s, ottimista per quanto riguarda il comparto assicurativo europeo.

Standard & Poor’s alza il giudizio sul comparto continentale portando la raccomandazione da market weight a overweight. Secondo gli analisti l’utile operativo del settore è in forte crescita e potrebbe attestarsi nel 2011 a un +10% rispetto al 2010, un anno che alla fine si è concluso piuttosto bene, con attese di aumento più forte, attorno al 18%. In complesso, l’ottimismo di S&P per il comparto europeo poggia su due punti: il primo è la probabile introduzione (o l’eventuale riproposizione) da parte dei governi dell'area Ue di una serie di incentivi per quanto concerne i risparmi di lungo termine e vincolati che, negli ultimi anni, sono stati duramente erosi. Si tratterebbe di una ghiottissima opportunità soprattutto per le compagnie assicurative che si occupano del ramo vita (assicurazione vita), poiché queste misure potrebbero determinare maggiore stabilità nelleattività finanziarie di lungo termine. Altra ragione per cui le assicurazioni europee dovrebbero godere di ottima salute quest’anno èil fatto che l'esposizione ai titoli di debito senior appare “ragionevolmente sicura” anche se resta ancora un’incognita il rischio di credito delle assicurazioni.

Secondo l’agenzia di rating le compagnie assicurative dovrebbero privilegiare d’ora in poi i covered bond: è difficile infatti immaginare, sostiene Standard & Poor’s, che su questi titoli possa ricadere la regola di “condivisione del peso” per quanto concerne le perdite. Sempre secondo l’analisi tracciata da Standard & Por’s nel suo ultimo report, all’interno dello scenario (relativamente) ottimistico che riguarda le compagnie del Vecchio Continente rientra anche la capacità di resistenza che dovrebbe dimostrare quest’anno il ramo Danni che viene visto in ripresa. L’agenzia di rating prevede in media una crescita dei profitti dell'8% nel 2011 per quanto concerne il comparto non-life e dell'11% per quanto riguarda il settore life. A livello di titoli S&P promuove sia Generali che Munich Re mentre boccia Fondiaria-Sai (e la controllata Milano Assicurazioni) a cui affibbia un giudizo BBB per colpa di Premafin. Il primo azionista del gruppo, sottolinea S&P,  riscadenzia il debito ma troppe sono le incertezze sulla proprietà di Premafin.

di Franco Canevesio

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