Non decolla la polizza malattia
Poche le richieste di assicurazione sanitaria
23 maggio 2011
Assicurarsi una copertura sanitaria privata in Italia non è pratica comune; anzi, quando si parla di polizze malattia si parla arabo. L’assistenza sanitaria da decenni è coperta dallo Stato e i cittadini del Belpaese non si sono mai lasciati neanche sfiorare dall’idea di crearsi una sorta di “paracadute” da sfruttare in caso di esose spese improvvise. Nel nostro immaginario, è roba da anglosassoni la stipula di un’assicurazione a garanzia della propria salute.
I dati diffusi in settimana da Bankitalia parlano chiaro: in Italia solo sette persone su 100 hanno una polizza malattia privata, che garantisce il rimborso (che a seconda dei casi è parziale o totale) delle spese per prestazioni sanitarie private.
Eppure, fa sapere lo stesso studio della Banca d’Italia, nei prossimi due decenni le spese sanitarie cresceranno in modo esponenziale. E a un certo punto sarà impossibile per le casse dello Stato continuare a coprire tutto. Ma perché le assicurazioni private non decollano? La ragione principale sembra essere nei costi: secondo Bankitalia una polizza malattia media costa sui 3.000 euro all’anno. Secondo punto, ma non meno importante: molti di questi prodotti garantiscono copertura più per prestazioni “straordinarie” che per assistenza di routine come check-up o semplici visite di lieve entità.
Le assicurazioni sanitarie private in Italia, infatti, si possono dividere in tre categorie principali. Ci sono quelle a formula completa, quelle a indennità giornaliera e quelle per i grandi interventi. Le prime sono quelle a copertura più ampia e, di conseguenza, anche le più care. Coprono la stragrande maggioranza degli infortuni e delle malattie e anche i ricoveri in day hospital. Le seconde sono le meno costose: prevedono il versamento di una “diaria” per ogni giorno in cui si è reso necessario il ricovero in una struttura privata o anche pubblica. Le terze sono quelle più specifiche: prevedono rimborsi per le prestazioni straordinarie (molto spesso interventi chirurgici o cure particolari) stabilite nel contratto.
di Valerio Mingarelli
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