Mollo l'ufficio e vivo in camper: i nuovi nomadi digitali
L'obiettivo è la ricerca di un maggiore equilibrio
26 maggio 2022
La pandemia ha avuto degli effetti immediati e altri che hanno accelerato trasformazioni profonde. Il ricorso allo smart working sta cambiando l'organizzazione di imprese e lavoratori, facendo comprendere anche ai più restii che lavorare in ufficio non vuol dire sempre lavorare meglio.
Allo stesso tempo, la pandemia sembra aver modificato le priorità: davanti a un evento capace di rivoluzionare le abitudini di milioni di persone in pochi giorni, si è fatta strada una visione in cui il tempo libero e la qualità della vita non sono più sacrificabili per il lavoro.
Lo smart working in Italia
Secondo l'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, durante il lockdown più stringente, hanno lavorato da remoto 5,37 milioni di italiani. Con l'allentarsi delle restrizioni e il graduale ritorno in ufficio, il numero è diminuito, ma si stima comunque che 4,38 milioni di persone continueranno a essere “smart”, in parte o del tutto.
Aumentano le dimissioni
A questi dati si aggiungono quelli dell’Associazione italiana direzione personale: sono aumentate le dimissioni volontarie. I dipendenti hanno abbandonato un contratto sicuro per accettare un'organizzazione che permetta un maggiore equilibrio tra vita privata e professionale.
Si stima che il fenomeno abbia riguardato circa il 60% delle aziende, con una maggiore incidenza nei settori che permettono remotizzazione del lavoro o nomadismo: informatico e digitale (32%), produzione (28%), marketing e commerciale (27%). A fare questa scelta sono soprattutto i giovani tra i 26 e i 35 anni, perlopiù assunti in aziende del Nord Italia.
Lavoratori da remoto e nomadi digitali
Tra possibilità di smart working e ricerca di un nuovo equilibrio, quindi, si sta facendo strada la prospettiva reale di diventare nomadi digitali. Cioè lavoratori che, sfruttando connettività, pc e smartphone, lavorano (potenzialmente) da ogni luogo. Chiaro: non è possibile per chiunque. Ma mai come adesso sembra una scelta concreta e percorribile da sempre più persone.
Nei casi più estremi, il nomadismo digitale trova una sua “casa viaggiante”: il camper. Spuntano sempre più storie - come quella di un imprenditore pugliese raccontata dal Corriere della Sera – di persone che abitano su quattro ruote. Una scelta di libertà, che ha anche i suoi vantaggi economici. Le spese per un camper (acquisto, assicurazione, carburante e manutenzione) non sono paragonabili a quelle per l'affitto o l'acquisto di una casa. Certo, non offre neppure le stesse comodità, ma i nomadi digitali accettano una routine più spartana in cambio di una libertà che abitare e lavorare in modo tradizionale non possono offrire.
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