L’auto elettrica piace ma le vendite restano ferme
Molteplici le preoccupazioni su diversi aspetti
10 gennaio 2023
Continua a crescere la preferenza per i veicoli alternativi a benzina e diesel: Italia in testa alla classifica dei consumatori attenti alla sostenibilità, con il 78% che vorrebbe passare all’elettrico. Ma nonostante questa preferenza, è proprio il caso di dirlo, le auto con un’alimentazione sostenibile restano ferme ai box di partenza.
Tanti i motivi del mancato decollo, tra cui in primis il caro prezzi, lo scenario geopolitico e i tempi d’attesa. Come spiega il Global Automotive Consumer Study 2023, lo studio globale che Deloitte conduce ogni anno su oltre 26.000 consumatori in 24 Paesi con l’obiettivo di fare luce sulle tendenze e variabili più rilevanti nella trasformazione del settore.
Verso una mobilità sostenibile
Secondo lo studio condotto da Deloitte a livello globale la transizione verso la mobilità elettrica procede nel complesso con decisione, spinta da nuove tecnologie e normative sempre più stringenti e vincolanti sul fronte ambientale.
In Italia si registra in particolare, secondo gli autori della ricerca, una delle percentuali più alte in assoluto per i veicoli alternativi a benzina o diesel (ovvero ibridi o full-electric): considerati complessivamente salgono dal 69% al 78% distaccando nettamente altri Paesi avanzati come Germania (49%), Cina (55%) o Corea del Sud (62%).
Tuttavia, la diffusione dei veicoli ecologici appare ancora frenata dalle preoccupazioni dei consumatori su molteplici aspetti: in primis l’accessibilità economica, l’autonomia delle batterie e le tempistiche di ricarica dei veicoli.
Come cambiano le preferenze dei consumatori
L’indagine si sofferma anche sull’evoluzione complessive delle preferenze degli automobilisti: più in generale quando si tratta di scegliere la tipologia e la marca del veicolo, i consumatori guardano alla qualità complessiva del prodotto auto (in Italia per quasi due terzi dei rispondenti: 64% rispetto al 54% dei tedeschi e al 48% dei cinesi) e dalle funzionalità avanzate a bordo dei veicoli (45% rispetto a 32% e 31% per Germania e Cina).
Diminuisce, invece, la rilevanza delle tempistiche relative alla disponibilità e alla consegna della vettura, complici anche i ritardi causati dai rallentamenti delle catene di forniture che, negli ultimi due anni, hanno influenzato non solo l’offerta ma anche la domanda di mercato. Un italiano su tre (33%) sarebbe disposto ad aspettare dalle 5 settimane in su, sebbene all’estero si rilevi una “pazienza” ancora maggiore (in Germania tale quota coinvolge quasi la metà: 47%, mentre in Giappone sale addirittura al 57%).
Auto connessa: quali sono i servizi più gettonati
Anche nell’edizione di quest’anno dello studio si registra un elevato interesse da parte dei consumatori per le funzionalità avanzate a bordo di veicoli sempre più connessi e digitalizzati.
In Italia, i servizi più apprezzati sono quelli che forniscono aggiornamenti relativi alla manutenzione o allo stato di salute del veicolo (69%) e quelli in grado di migliorare della sicurezza stradale (69%), caratteristiche che, consentendo di ridurre i sinistri sulle strade, potrebbero favorire anche una riduzione indiretta del costo delle polizze Rc auto. Al terzo nella classifica dei servizi ritenuti più interessanti vi sono quelli relativi alla cosiddetta manutenzione predittiva e agli aggiornamenti su traffico e congestione stradale (64%).
Ciò che cambia sono però le preferenze sulle specifiche modalità di pagamento per usufruire di questi servizi: la maggior parte degli intervistati predilige un costo basato sull’utilizzo effettivo (61%), seguito da un costo extra incluso però nell’investimento d’acquisto iniziale (32%). Lo stesso ordine di preferenza si registra in Germania e Corea del Sud, mentre in Cina, India e Stati Uniti la preferenza è invertita. In tutti i Paesi risulta invece nettamente minoritaria la quota di chi sceglierebbe in primo luogo una modalità “in abbonamento” attraverso un canone mensile (in Italia solo il 7% rispetto al 16% della Germania e al 20% degli Stati Uniti).
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